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Chat e smartphone: in tempi di virus trionfano i messaggini

Amici di Carlottissima!

Tenere le distanze è una raccomandazione che non dobbiamo dimenticare e in tempi di coronavirus il cellulare è lo strumento più importante per rimanere in contatto con gli altri.
Ma lo smartphone non serve più per telefonare, visto che ben il 74% degli utenti preferisce chattare e il 71% manda più di 30 messaggi al giorno!

La chat con gli amici, il gruppo dei colleghi, le interminabili chat di classe, il filo dei compagni di calcetto, i party di compleanno, la reunion coi compagni di scuola: tutta la nostra vita è ormai in palmo della mano.

Secondo l’ultimo rapporto sulla comunicazione del Censis, gli italiani che utilizzano lo smartphone sono il 76% (pensate che nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione!) e il cellulare è il mezzo preferito soprattutto dai giovani tra i 14 e i 29 anni (90%).
Ma cosa piace di più?

A questo proposito, Wiko ha interrogato la propria community Instagram per scoprire usi e costumi dei suoi utenti in tema di messaggistica istantanea.

Se ci piace rimanere in contatto, ecco le regole su cosa debba essere assolutamente evitato, pena essere snobbati dalla doppia spunta blu.
Un esempio? Assolutamente vietato mandare messaggi spezzettati in mille invii andare a capo dopo ogni frase o addirittura ogni parola.

Ecco perché il 71% degli utenti trema nel leggere le tanto temute parole: Sei stato aggiunto al gruppo…”: fortuna che l’opzione “Silenzia per un anno” è a portata di clic!

Ma come devono essere i messaggi? Ok al testo, ma con gli emoticon.
No ai messaggi vocali banditi dalla metà delle persone: attenzione a non fare arrabbiare i vostri interlocutori perché l’84% di loro potrebbe riservarvi uno sdegnato silenzio, anche se solo in casi drastici arriverebbero a bloccarvi da ogni piattaforma online!

Certo è che, se siamo più tolleranti verso gli altri, non lo siamo altrettanto nei confronti del grande nemico: il correttore automatico!
La metà di noi lo odia davvero, tutto sommato meglio sbagliare per gli affari nostri.